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RIDICOLO E’ L’AMORE?

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Ridicoli.

Tutti gli amori ci rendono ridicoli.

Ridicola quell’espressione sul volto di amici, conoscenti e sconosciuti, di fronte ad un messaggio sul cellulare, esattamente come sappiamo essere ridicola la nostra stessa espressione ricevendo quel dato messaggio da quella o quelle date persone… i sorrisini e le battute si sprecano e si sovrappongono, perché in fondo tutti noi sappiamo di essere ridicoli di fronte all’amore, fragili, inermi, feribili, infantili e nudi.

Non ci piace sentirci ridicoli, fragili, feribili, vorremmo essere forti, autonomi, indipendenti: non aver bisogno di nessuno, non dipendere da nulla, bastare a noi stessi e governare il nostro destino. 

Eppure tutti lo cerchiamo l’amore e lo invidiamo a chi ce l’ha. Ci sentiamo incompleti ed un po’ tristi quando quel messaggino non arriva o non abbiamo chi ce lo scriva, chi ci cerca, ci ascolta, ci vede speciali in mezzo alla folla umana, ride e grida insieme a noi, ma soprattutto ci abbraccia nelle molte, troppe notti di tempesta della vita.

Ci pare ridicolo a 20 e ancor più a 40, 50 o magari anche 90 anni, che la serenità, la felicità forse, dipenda dall’arrivo di un messaggino, una telefonata, il trillo del campanello che annuncia un arrivo o un ritorno, un abbraccio, una risata che illumina un giorno di pioggia. 

Eppure tutto questo ci sembra normalissimo e per nulla ridicolo quando si tratta di un figlio, anziché di un partner, forse perché possiamo illuderci che sia il figlio a dipendere da noi e non vice versa, ignorando la reciprocità che caratterizza ogni relazione d’amore e i sacrifici che siamo disposti a fare per i figli: spesso a ben vedere, molto più estremi.

Vorremmo derubricare il nostro bisogno di un partner ad una mera origine fisiologica, come bere, mangiare, dormire. Vorremmo poter pensare che sia solo una questione di sesso, che i corpi siano interscambiabili, uno valga l’altro. Si dice che le persone adulte, mature, non confondano il bisogno di sesso con l’amore, non barattino la loro libertà ed indipendenza con la sicurezza di un abbraccio.

Eppure quando ci innamoriamo, quando troviamo finalmente quello sguardo che non si ferma al corporeo ed ai suoi bisogni, che scava oltre la superficie e ci vede davvero: vede ed ammira la nostra anima, il nostro potenziale umano; quello sguardo che ci rende vivi, unici, speciali come solo noi sapevamo di essere fino a quel momento, ci sentiamo finalmente fortissimi. 

Ci scopriamo forti come mai saremmo stati da soli, capaci di compiere imprese epiche come scommettere sul futuro, anziché vivere sempre e solo arroccati ed in difesa. Ma ci sentiamo anche deboli, perché sappiamo che se perdessimo quella persona, quello sguardo, saremmo di nuovo solamente noi, di nuovo soli, non riconosciuti, fragili e nudi, ridicolmente abbracciati ad un piumone nel cuore della notte, raccontandoci che si sta benissimo anche da soli, anzi che si sta meglio da soli, che nessuno ci può più ferire ora.

Nella società dell’ego, dell’uomo solo forte al comando della propria vita e delle masse, della donna indipendente ed indistruttibile che se la cava da sola, dell’indipendenza a tutti i costi, della forza della solitudine e dell’autonomia ad ogni costo, l’amore è ridicolo. E’ un lusso e una debolezza.

Starò forse nuotando controcorrente, ma dopo aver a lungo sperimentato in questo fiume, trovo che quell’amore che ci fa sentire ridicoli, sia la forza più importante dell’esistenza. L’unica forza davvero in grado di tirarci fuori dal nostro piccolo e stantio guscio egoico, in cui non facciamo altro che girare su noi stessi come criceti in una piccola ruota, accumulando sicurezze effimere, sentendoci forti, invincibili e mai in errore. Semplicemente perché in quella gabbia non c’è nessuno con cui confrontarci, nessuno che ci dica che stiamo sbagliando di grosso: a spremere il tubetto del dentifricio dal centro, a lasciare la scatola dei biscotti sul tavolo, a considerare quel collega come un nemico, a prendercela personalmente per una frase, a trattare in modo troppo duro nostro figlio, a rifiutare quell’offerta di lavoro anche se ci spaventa, a inviare quel romanzo che abbiamo nel cassetto e prendere quel benedetto volo aereo per il viaggio che sogniamo di fare da una vita.

Io credo che ci voglia più coraggio ad innamorarsi, a rischiare di sentirsi ridicoli e rimanere di nuovo soli e feriti, a provare ad essere forti ed affrontare la vita assieme agli altri, facendo cose più grandi, che da solo non avresti la forza di intraprendere.

Credo che si possa essere più forti e felici vivendo in una relazione di amore, di vero amore, in cui lo sguardo dell’altro vede il tuo potenziale e ti spinge e supporta ad utilizzarlo tutto, ma anche a problematizzare te stesso, crescere, evolvere, migliorarti. Credo che una buona relazione ti supporti e ti metta in crisi, costantemente, che da quella crisi tu debba e possa uscirne rinnovato, migliorato, più te stesso, più forte e più autonomo.

Credo che autonomia ed indipendenza siano cose molto diverse e che siamo tutti meravigliosamente interdipendenti. In questa interdipendenza trovo ci sia l’opportunità vera di esprimere completamente il proprio potenziale e di vivere pienamente.

Certo, ci vuole un gran coraggio: si rischia di soffrire ad essere felici, si rischia di perdere ad amare. Si rischia di sentire la solitudine e il freddo in un letto in cui ti giri e non c’è più nessuno da abbracciare mentre dorme. Si rischia di sentirsi feriti quando qualcuno ti spara sul muso i tuoi difetti, perché è venuto il momento di superarli. Si rischia di allontanarsi, litigare, gridare, tollerare silenzi ed assenze, dover mettere da parte l’orgoglio e fare mille passi indietro per poter tornare ad abbracciarsi. Si rischia di dover perdonarsi, prima che l’altro se stessi e accettarsi come fallibili, fragili e un po’ ridicoli, tutti, insieme.

Credo che potremmo provare a fare una sintesi culturalmente più matura dei rapporti amorosi rispetto a quella iniziata con quel simpatico libertino pessimista di Schopenhauer. In una società in cui sesso e procreazione sono ormai slegati, uomini e donne hanno acquisito una estrema libertà di relazione ed il sesso è quasi completamente depenalizzato, potremmo smettere di sentirci schiavi di un istinto che mira alla conservazione della specie e di convenzioni sociali ormai superate. 

Potremmo pensare al sesso non più come mezzo di procreazione e nemmeno bieco e basso istinto da scaricare, usando l’altro per soddisfare il nostro bisogno, ma come ad un’occasione preziosa di incontro, gioco, condivisione, scambio di affetto e piacere. Il desiderio ed il sesso sono impulsi positivi, ci avvicinano all’altro. 

Non bastiamo a noi stessi, nessuno basta a se stesso ed il sesso per fortuna spinge la maggior parte di noi ad unirci ad altri, a cercare l’altro, a conoscerlo e riconoscerlo, una o milioni di volte.

Dentro a questi abbracci nati dal bisogno, che ci portano fuori dal nostro guscio-gabbia  per qualche ora, giorno, settimana, può capitarci di trovarci di fronte ad uno sguardo che ci vede davvero; uno sguardo, una persona per cui valga la pena di rischiare, con cui scegliere di percorrere un pezzo di cammino o magari anche tutto.

Quindi tutti gli amori sono ridicoli? 

Tutti gli amori ci fanno sentire ridicoli in un società che ci ha cresciuti nel mito egoico dell’indipendenza. 

Io trovo che sia molto più ridicolo e triste inseguire quel mito, rimanendo soli ed intrappolati nelle nostre piccole gabbie, anziché trovare il coraggio di uscire e rischiare di sentirci a volte un po’ ridicoli, per vivere davvero. 

Quando vivi pienamente ridi molto. Non si ride quasi mai da soli e ridere di sé è catartico, perché siamo esseri umani fallibili e fragili, nudi di fronte all’altro, ma possiamo abbracciarci e amarci, che non è una debolezza, ma una scelta coraggiosa, che ci salva da noi stessi e ci rende davvero liberi.

Detto questo: libertà e dignità per ogni scelta di qualsiasi genere, ma non sottovalutiamo e ridicolizziamo l’amore.

L’amore non è ridicolo; gli amori a volte si; noi dentro agli eventi amorosi, sempre tantissimo!

Ridiamoci e piangiamoci su, ma continuiamo a provarci.


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